Il cammino naturale della vita ci ha “abituato” a superare eventi dolorosi, paure alcune volte terrificanti, esplosioni di rabbia inconsulta, eventi subiti o a cui abbiamo assistito. Tutto questo fa parte dell’imprevisto, previsto dalla vita, difficile da sottrarvisi. Tali situazioni possono aumentare la nostra capacità di sopportazione e possono essere un momento di crescita personale.
Talvolta, eventi come un lutto, una violenza, l’assistere a un incidente mortale, la nostra perdita di controllo in un’esplosione acuta di rabbia… si insinuano nella nostra mente e cominciamo a viverli come inaccettabili e insuperabili. Ne diventiamo così le vittime, la cui prospettiva è quella di vedere tali eventi come insuperabili. Si delinea così il disturbo post-traumatico da stress di fronte al quale, in un’ottica strategica, le tentate soluzioni adottate dalla persona, peggiorano il problema invece di migliorarlo. Accade frequentemente che la mente, per proteggersi da questi ricordi così dolorosi, copra il problema principale con altre patologie scegliendo così il male minore. Ciò significa che le persone affette da disturbo post-traumatico da stress presentano come sintomatologie principali quelle inseribili nella sfera dei disturbi d’ansia, come il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia, il disturbo ossessivo-compulsivo, la fobia sociale, o una fobia specifica.
Obbiettivo dell’intervento strategico è cucire la ferita aperta che langue, facendola diventare una cicatrice, che rimane, senza causar più dolore, attivando nella persona quelle risorse di cui è naturalmente dotata al fine di superare esperienze traumatiche.