«Dove c’è un negozio di porcellane non è lontano nemmeno l’elefante.»
[Ernst Bloch – Tracce]
«Si esita molto a intraprendere qualcosa di troppo bello. Non solo per scaramanzia, ma anche perché le forme ideali non sono tanto robuste. Il primo conflitto rimette in gioco tutto ciò che non aveva trovato posto nell’atmosfera nobile e quieta dell’ideale. Non bisogna che le cose siano perfette come se fossero dipinte, altrimenti non riescono a vivere.»
Cercare la perfezione, di aderire a un ideale astratto, ci pone costantemente a rischio di inevitabili fallimenti, facilmente soggetti a immancabili critiche e giudizi, cotretti a fatiche improbe per ‘tenere tutto assieme’.
La ricerca ossessiva della perfezione e di adempiere a un’immagine ideale (di persona, di famiglia, di ‘capo’…) comporta un carico di tensione spesso difficilmente sopportabile. Nei momenti di fragilità che minano la nostra capacità di gestire una situazione, questo stress può portare a stati d’ansia diffusa e di crisi, secondo uno schema tipico di illusione -> delusione -> depressione.
La nostra vita non è un dipinto appeso a un muro, da rimirare con gli occhi degli altri, un fragile cristallo pericolosamente affidato a mani maldestre, ma una tavolozza sulla quale i colori devono continuare a mescolarsi, in una confusione vitale di sfumature. Una creta da plasmare in forme cangianti e meravigliosamente imperfette.
Basta una semplice impronta a rovinare una stanza perfettamente bianca, mentre ogni imperfezione svanisce nell’arcobaleno, celata da mille incredibili sfumature.
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Riferimenti bibliografici:
Ernst Bloch – Tracce [Garzanti ed. – 2015]